Il mostro della Paura: lotta o fuga?
Disclaimer: non posso garantirti che tutto ciò che ti dico funzionerà per te. Qui il copia-incolla non funziona.
Il coaching si basa sull’unicità della persona, e ciò implica che ciascuno di noi ha un percorso di vita, delle esperienze alle spalle, dei talenti, degli strumenti e delle risorse diverse: anche per seguire delle linee guida che ti aiutino, serve uno sforzo personale.
Se vuoi trovare il coraggio, procedi.
La paura è una delle 5 emozioni di base, e non mi metto nemmeno a discutere sul fatto che la proviamo tutte e tutti. Parliamo invece di come affrontare, andare oltre.
Fight or flight – lotta o fuga – sono le risposte all’input momentaneo della paura, e non ce n’è una più giusta dell’altra in senso generale. Dipende dalla situazione e da una lista di altri fattori.
Il punto è che a volte la paura non si limita a un input momentaneo. A volte si radica, si mescola a quelle che nel coaching si chiamano “convinzioni limitanti”, ovvero quella serie di pensieri che abbiamo acquisito, nostro malgrado, crescendo, che ci impediscono di procedere oltre una certa fase della nostra vita.
Quindi, come fare a procedere?
C’è un insegnamento da parte della natura (come sempre) che ci viene in aiuto, in questo caso dalla stagione autunnale: lasciare andare è fondamentale per procedere e piantare vita nuova. È attraversare la fase di una morte simbolica, restare nella quiete, che ci dà la possibilità di capire come ricaricarci e ripartire con slancio.
È accogliere la paura, restare lì a guardarla, sentire ciò che fisicamente ci provoca.
Ti lascio quindi un’attività di mindfulness divisa in step qui di seguito. Provala, se pensi possa servirti.
1. CHIUDI GLI OCCHI E IDENTIFICA LA SENSAZIONE FISICA
Descrivila, e porta la mano alle parti del corpo che la avvertono.
Resta con lei, e respira.
La paura è un’emozione primaria, e come tale va trattata: sentire le emozioni nel fisico, ci permette prima di tutto di dare loro ascolto. Se rifuggiamo la paura, è possibile che vada a creare un groviglio che prima o poi vorrà esplodere per richiamare la nostra attenzione.
Può presentarsi con difficoltà a parlare, o con il classico battito accelerato, con stati d’ansia o crisi di pianto, o in mille altri modi. Com’è, per te?
2. DALLE UN NOME E PARLALE
Ho imparato questo esercizio durante una sessione di mentoring, e mi ha aiutato molto.
Dare un nome e una forma alla sensazione la rende più concreta, e in una certa misura meno minacciosa. La domanda che puoi rivolgerle, per cominciare, è: “Cosa stai cercando di dirmi?”
A volte non riusciamo a dare ascolto ai nostri bisogni, e questi si trasformano fino a diventare agglomerati piuttosto spaventosi.
3. TIRA FUORI
Scrivi, scuoti le braccia, saltella, canta, o piangi, o parla. Se la paura è emozione, è anche energia, e va lasciata andare.
4. ASCOLTA E ACCETTA
Accettare non è un atto passivo. È decidere di restare, parlarsi con gentilezza, sapendo che qualche volta i nostri sforzi non sono bastati ma abbiamo fatto il possibile, è dirsi che c’è ancora domani.
Non serve avere tutte le risposte subito. Vai bene avere paura.
Diventare adultx è prendersi la briga di dirsi tutto questo e prendersene cura.
5. CERCA LE RADICI
Accolta la sensazione fisica, prova a fare un passo più lontano: chiediti da dove parte tutto questo. Ciascuno di noi ha una o più paure che lx tormentano di più – giudizio, fallimento, solitudine (…)
Qualche volta sarebbe utile provare a riordinare i pensieri a riguardo, andare a scoprirne l’origine, e non sempre abbiamo gli strumenti per farlo. È necessario cercarli.
Se ti trovi in difficoltà, ti lascio una serie di domande per aiutarti:
C’è qualcosa che, indipendentemente dai miei sforzi, mi spaventa sempre troppo?
Ho già provato a prendermene cura? Come?
Riesco ad ascoltare il mio corpo?
Come vivo la paura?
Su cosa cerca di portare l’attenzione di solito?
Che risorse ho per provare ad affrontare le mie paure?
Di cosa ho bisogno ora?
I mostri sono diversi per ciascuno di noi, ma tutti passano dalla nostra mente e dal nostro corpo. Bisogna farseli amici, per liberare la strada.
Nelle parole del buon vecchio Poe, “Only this, and nothing more”.